lunedì 26 gennaio 2009

La Curiosità è Davvero Una Motivazione Intrinseca Innata

MotivazionePuò essere estrinseca o intrinseca perché sollecitata dall’esterno o perché sentita dal soggetto-non ci sono regole, nella civiltà occidentale si ritengono migliori le motivazioni intrinseche.Se siamo motivati, intrinsecamente crediamo in ciò che facciamo e quindi non ci sentiamo alienati, cioè non portiamo avanti a qualcosa solo perché dobbiamo, inoltre i rapporti umani sono migliori perché non ci sentiamo manipolati e non subiamo il condizionamento di premi e punizioni. Ma sono motivazioni fragili per lo studio e il lavoro perché a volte la fatica è veramente tanta per realizzare le proprie motivazioni, e inoltre può capitare che coloro che seguono solo le loro motivazioni intrinseche e predano di vistagli obiettivi della collettività per realizzare il proprio tornaconto.(ES lasciar studiare ciò che vogliono gli studenti)• La curiosità è una fondamentale motivazione intrinseca ludico-cognitiva che sembra avere radici biologiche, cioè essere innata nell’uomo e in alcuni animali. Esiste un livello ottimale di stimolazione al di sotto o sopra il quale si ha noia o stress, questo livello non è costante e varia secondo il grado di vigilanza individuale.

La curiosità è davvero estrinseca e innata?Un animale potrebbe curiosare nell’ambiente non per scoprire cose nuove ma perché gli serve per sopravvivere, allora anche l’uomo cerca la conoscenza solo per il suo valore pratico? Ciò significherebbe che la motivazione sarebbe estrinseca, ma essa invece è fine a se stessa e intrinseca sia nell’uomo sia negli animali.L’esplorazione non sempre avviene per un fine particolare.ES:- i ratti ispezionano labirinti, anche se non avevano cibo in rinforzo e la curiosità può anche prevalere sui bisogni primari(ES Majorana: i ratti trovato il cibo ispezionavano il labirinto interrompendo di nutrirsi) Piaget notò i lattanti che esploravano ambiente con gli occhi interrompendo la poppata. La curiosità vince la fame e la curiosità può farci esporre a rinforzi negativi e la curiosità soddisfatta è come una ricompensa(scimmie che volevano aprire una finestra per guardare in una stanza, i ratti accendevano una luce per fuggire alla noia)Lo stimolo deve avere la capacità di incuriosire la mente.Essa ha radici biologiche perché è distribuita nel regno animale, sia nei primati sia negli uccelli ,pesci cioè in quegli animali che cambiano spesso habitat e quindi hanno bisogno di nuove conoscenze; nell’uomo la curiosità è molto evidente e dura tutta la vita, Lorenz parlò di carattere giovanile persistente negli animali, essa sembra andare di pari passo con l’utilizzo della mente per adattarsi all’ambiente.Quando non è soddisfatta, generalmente subentra la noia, ma ad esempio nei naufraghi, i reclusi…privi di nuove stimolazioni sensoriali, l’attività mentale ne risente drammaticamente. (Studi sulla deprivazione sensoriale, dove volontari venivano con peggioramento dell’umore, allucinazioni e deterioramento delle prestazioni.)Anche se è innata non è uguale in tutte le persone e muta durante la vita infatti le esperienze personali e l’ambiente possono incoraggiarla o meno, inoltre molto è dovuto alle differenze culturali. L’uomo quindi tende a esaudire questo bisogno innato e la società cerca di ridimensionare la sua curiosità: frenare la curiosità dei piccoli è in tutte le culture sia umane sia animali nell’allevamento della proleInfatti essa espone a pericoli e l’individuo tende a trascurare eventuali conseguenze negative, così la società cerca di reprimere la curiosità a scopo difensivo.Il rischio per curiosare è presente anche negli adulti. Inoltre se ognuno segue i propri interessi resta difficile cooperare per obiettivi comuni, quindi per coordinarsi con gli altri l’uomo deve sacrificare parte della sua voglia di esplorazione. La curiosità minaccia anche l’integrazione sociale, infatti chi è troppo curioso rischia di isolarsi, o viola le regole sociali, è difficilmente controllabile perché non sensibile ai rinforzi.

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