lunedì 19 aprile 2010

"Apocalittici ed integrati" Umberto Eco


Apocalittici e integrati è un saggio pubblicato da Umberto Eco nel 1964.

In questo testo, il semiologo italiano elenca delle considerazioni pro e contro la letteratura di massa, di cui individua aspetti positivi e negativi.


Aspetti negativi:

  • Si cerca di andare incontro al gusto medio evitando l'originalità.
  • La letteratura di massa è caratterizzata dall'omologazione culturale. Opinione che rimanda al concetto formulato da McLuhan di villaggio globale dove non esistono più differenziazioni culturali.
  • Il pubblico è inconscio di sé come gruppo sociale e subisce tale cultura.
  • È presente la tendenza a suggerire emozioni già costruite, con funzione provocatrice si danno le emozioni già pronte.
  • I prodotti mass-mediali sono sottomessi a leggi di mercato, diventando oggetto di persuasione pubblicitaria.
  • Il pensiero è sclerotizzato e costituito da slogan e citazioni.
  • Compresenza di informazioni culturali e gossip.
  • Concezione di visione passiva e acritica del mondo, scoraggiando sforzo individuale.
  • Incoraggiamento dell'informazione verso il presente e indifferenza verso il passato.
  • Impegno del tempo libero solo a livello superficiale.
  • Creazione di miti e simboli con tipi che sono facilmente riconoscibili.
  • Il lavoro della mente è rivolto a opinioni comuni (endoxa): la gente ama il conformismo di costumi, valori e principi sociali.
  • I mass-media auspicano una società paternalistica e solo superficialmente democratica. I modelli sembrano imposti dal basso ma sono espressione di una cultura degradata, pseudo-popolare e imposta dall'alto.

Aspetti negativi:
  • La cultura di massa non è identificabile con regimi capitalistici ma è anche espressione di democrazia popolare.
  • La cultura si apre a categorie sociali che prima non vi accedevano.
  • Spesso l'informazione è sovrabbondante ma ciò può dare una parvenza di formazione a persone che prima non ne avevano.
  • Soddisfa la necessità di intrattenimento.
  • Permette la diffusione di opere culturali a prezzi molto bassi.
  • I mass-media sensibilizzano uomo nei confronti del mondo: aprono scenari prima negati.

Eco cerca di creare positività in un termine spesso usato con accezione negativa. Se siamo inseriti in una società industriale non ci si può staccare dai media. Industria culturale di per sé non è negativa, ma lo è il consumismo, che vede il libro come oggetto di merce: quando però esso veicola dei valori diviene strumento efficace per la sua diffusione.

venerdì 16 aprile 2010

La scuola di Barbiana



La scuola di Barbiana è un'esperienza educativa avviata da Don Lorenzo Milani negli anni ’50.

La storia:

Don Milani fu inviato quale priore di Barbiana, un piccolo borgo sperduto sui monti della diocesi di Firenze.
Qui incominciò un'esperienza educativa unica e rivolta ai giovani di quella comunità che, anche per ragioni geografiche ed economiche, erano fortemente svantaggiati rispetto ai coetanei di città.
La scuola sollevò immediatamente delle eccezioni e molte critiche, gli attacchi ad essa furono tanti, dal mondo della chiesa (né Giovanni XXIII né Paolo VI intervennero mai a suo favore) e da quello laico.
Le risposte a queste critiche vennero date con “Lettera ad una professoressa”, libro scritto dagli allievi della scuola insieme a don Milani (e infatti come autore del libro è indicato "Scuola di Barbiana"), che spiegava i principi della Scuola di Barbiana e al tempo stesso costituiva un atto d'accusa nei confronti della scuola tradizionale, definita "un ospedale che cura i sani e respinge i malati", in quanto non si impegnava a recuperare e aiutare i ragazzi in difficoltà, mentre valorizzava quelli che già avevano un retroterra familiare positivo, esemplificando questo genere di allievi con il personaggio di "Pierino del dottore" (cioè Pierino, figlio del dottore, che sa già leggere quando arriva alle elementari).




Le caratteristiche:
L’innovazione dell’esperienza di Barbiana parte da alcuni presupposti unici ed originali e da un principio sintetizzato nel motto della scuola I care, in inglese "mi sta a cuore".
Da questo motto parte il principio per cui la scuola è fatta nelle ore più impensate dopo i lavori nei campi, impegnando i ragazzi praticamente tutto il giorno e sette giorni la settimana. È una scuola aperta, dove il programma è condiviso dagli allievi, le idee proposte dal maestro sono spesso rivoluzionarie e per l’epoca ritenute pericolose (a titolo di esempio riportiamo una frase di una lettera scritta dai ragazzi di Barbiana e Don Milani riferita al socialismo: “il più alto tentativo dell'umanità di dare, anche su questa terra, giustizia e eguaglianza ai poveri”).