venerdì 2 ottobre 2009

Il corpo delle donne





"Non copritemi neanche una ruga. Nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele."



Le donne di oggi però non sembrano più pensarla così. Ogni imperfezione viene cancellata e sostituita con tratti nuovi, e sempre più sensuali. Quasi come se fosse una vergogna mostrare il proprio volto e il proprio corpo. La vecchiaia è considerata come la peggior disgrazia possibile e si tende perciò a nasconderla in tutti i modi. Ora l'importante è solo APPARIRE e non ESSERE. Perfino le ragazze intelligenti buttano via le loro qualità pur di emergere anche a costo di essere trattate come degli oggetti senza cervello.






Tutto questo è un'offesa alle lotte femministe. Le donne di oggi sanno solo essere serve della società maschilista e improntata sulla figura femminile, intesa come strumento.

domenica 10 maggio 2009

Gli atteggiamenti

Il concetto di atteggiamento è stato studiato da Gordon Allport come il tratto d'unione tra l'opinione e la condotta.
Per gli studiosi Thomas e Znaniencki, coloro che hanno identificato per primi questo costrutto, l'atteggiamento è un processo mentale che determina le risposte effettive e potenziali di ogni individuo al suo ambiente sociale. Dunque nella prospettiva comportamentista l'atteggiamento è "una disposizione verso". Con l'avvento del cognitivismo si iniziò a considerarlo una valutazione di un oggetto psicologico, secondo queste prospettive la questione dell'atteggiamento rimane individuocentrica.
La prospettiva costruttivista che considera la conoscenza come frutto dell'interazione tra persone, di un loro continuo modellamento dei significati e quella culturale che pone al centro della propria riflessione la costruzione di significati all'interno di una data comunità, pongono la questione dell atteggiamento su di un piano differente. L'atteggiamento viene dunque costruito nelle interazioni e specificatamente, per la psicologia discorsiva, nei discorsi.


Funzioni dell'atteggiamento
La psicologia sociale distingue uno studio della struttura intra-attitudinale dell'atteggiamento, volta ad identificarne la struttura interna, dallo studio della struttura inter-attitudinale, volta a cercare differenze e similarità tra mappe dove confluiscono più atteggiamenti.
Le funzioni degli atteggiamenti nei processi cognitivi, emotivi, comportamentali e sociali sono molteplici. La principale funzione risulta essere conoscitiva. Gli atteggiamenti infatti sono alla base dei processi cognitivo-emotivi preposti alla conoscenza e all'orientamento nell'ambiente. Gli atteggiamenti possono inoltre avere funzioni strumentali, espressive, di adattamento sociale , egodifensivo .
Questo costrutto risulta centrale in tutta la psicologia sociale poiché, attraverso numerosissime declinazioni, le teorie degli atteggiamenti sono state adoperate in tutti questi campi applicativi:
-verso oggetti o comportamenti specifici con finalità predittiva della condotta, nelle ricerche di mercato.
-gruppi o minoranze etniche, attraverso lo studio dei pregiudizi e degli stereotipi.
-scopi e fini astratti, dove questo tipo di atteggiamenti sono definiti valori personali.
-gli atteggiamenti in relazione al sé, definita autostima.

La Struttura degli atteggiamenti
L'atteggiamento come valutazione in relazione ad un oggetto è stato associata a tre componenti psicologiche:
Una componente cognitiva, costituita dalle credenze associate alla valutazione globale che consta dell'atteggiamento. Incentrati sullo studio di tali credenze, emergono una moltitudine di modelli che definiscono l'atteggiamento in termini di aspettativa per valore: per questo filone di studi l'atteggiamento è definito come la sommatoria delle credenze, associate all'oggetto stesso, definite in termini di aspettativa sul verificarsi di essa, moltiplicato il valore soggettivo di cui essa è investita. Due fondamentali processi cognitivi associati all'atteggiamento, sono l'accessibilità, intesa come influenza nei processi cognitivi dell'atteggiamento in una specifica situazione, e la disponibilità, definita come la presenza o meno delle connessioni tra atteggiamento e schemi cognitivi. Higgins fu uno dei principali autori che analizzarono i processi cognitivi associati all'atteggiamento in termini di disponibilità e accessibilità. Nel dettaglio, attraverso analisi di tipo sperimentale, ipotizzò che gli atteggiamenti ad elevata accessibilità fossero i più resistenti ai cambiamenti.
Una componente affettiva, che comprende i sentimenti, gli stati d'animo, le emozioni e le reazioni del sistema nervoso che accompagnano l'atteggiamento stesso. Un autore che ha incentrato la sua analisi sulla componente affettiva rappresenta Osgood, i cui studi, di matrice comportamentista, hanno messo a punto un sistema di valutazione degli atteggiamenti basato su un questionario volto all'espressioni delle reazioni emotive della valutazione, denominato differenziale semantico.
Una componente comportamentale, definibile come la spinta ad azioni, esplicite od implicite, alla base della valutazione che l'atteggiamento veicola. Numerosi studi si sono occupati della predittività dell'atteggiamento nei confronti del comportamento. Il primo a sollevare il problema fu il classico studio di La Piere (1934). La ricerca, sviluppata al di fuori del setting sperimentale, consisteva nell'accompagnare, lui un professore universitario bianco, una coppia di cinesi in alcuni alberghi e ristoranti per studiare le reazioni degli esercenti nel vedersi richiedere alloggio per gli stranieri. La quasi totalità degli albergatori accettarono di prestare i propri servizi per la coppia. In seguito La Piere mandò una lettera a tutti gli alberghi visitati chiedendo la possibilità di ospitare una coppia di cinesi, ed in questo caso più della metà degli esercenti si rifiutarono di ospitare dei clienti cinesi. Da questo studio se ne svilupparono numerosissimi altri volti a definire la relazione tra atteggiamento e comportamento. L'apporto più organico è stato costruito da Fishbein e Ajzen, attraverso la canonizzazione del principio di compatibilità. Questi autori infatti postulano che atteggiamento e comportamento debbano riguardare uno stesso grado di specificità perche l'uno sia predittivo dell'altro.

martedì 24 marzo 2009

I diversi tipi di intelligenza (Clelia, Alice, Barbara)

Clelia: intelligenza pratica

-negli esami, nelle lettere di presentazione, nei test ottiene risultati buoni ma non eccellenti, ma nel lavoro raggiunge grande successo perché le persone che hanno un’intelligenza pratica sanno adattasi meglio a ogni situazione.
- non ha doti analitiche e creative .
-ha buon senso e intelligenza pratica.
-sa condurre interviste, sa cosa c’è bisogno in un determinato ambiente e momento.


Alice: intelligenza analitica

-ottiene risultati eccellenti nei test e nei compiti in classe.
-sa individuare le parti di un insieme, scindere nei dettagli, esprimere giudizi, operare tra elementi diversi.

Barbara: intelligenza creativa

-ottiene nei test risultati non sempre eccellenti cosi come nei compiti in classe.
-non ha facilità nel rispondere a quesiti a risposta determinata, non ha facilità ad adattarsi ad una consegna e ha difficoltà a conformarsi.
-ha capacità di inventare, scoprire, immaginare, ipotizzare.

lunedì 23 marzo 2009

La creatività



Creatività è un termine che indica genericamente l'arte o la capacità di creare e inventare.

L'idea di creatività come atteggiamento mentale proprio (ma non esclusivo) degli esseri umani nasce nel Novecento.

Tecniche di creatività:

BRAINSTORMING: Il brainstorming (letteralmente: tempesta cerebrale) è una tecnica di creatività di gruppo per far emergere idee volte alla risoluzione di un problema. Sinteticamente consiste, dato un problema, nel proporre ciascuno liberamente soluzioni di ogni tipo (anche strampalate o con poco senso apparente) senza che nessuna di esse venga minimamente censurata. La critica ed eventuale selezione interverrà solo in un secondo tempo, quando la seduta di brainstorming è finita.

MAPPA MENTALE: Le mappe mentali hanno una struttura essenzialmente gerarchico-associativa. Questo significa che sono solo due le tipologie di connessioni che possono essere create:
gerarchiche (dette anche rami) che collegano ciascun elemento con quello che lo precede
associative (dette anche associazioni) che collegano elementi gerarchicamente disposti in punti diversi della mappa.




La mappa mentale è uno strumento votato alla creatività, alla memorizzazione, all'annotazione in chiave personale. Per questo il suo ideatore Buzan ha formulato il suo modello incentrandolo sull'evocatività: tutti gli elementi di una mappa mentale devono essere ricchi di immagini fantasiose e colorate, perché da un lato rendono gradevole la rappresentazione, dall'altro stimolano l'emisfero cerebrale destro, le cui funzioni supportano facoltà come la creatività, la memoria, la fantasia, l'intuizione. Per questa ragione è importante che una mappa mentale venga prodotta a colori fin dalle prime fasi di realizzazione, e non colorata in un secondo momento. Inoltre gli elementi devono essere descritti con singole parole chiave e non con periodi estesi.


lunedì 9 marzo 2009

Howard Gardner



Howard Gardner, psicologo americano nato nel 1943, è considerato il principale rappresentante della teoria delle intelligenze multiple.
Entrò all'Università di Harvard nel 1961, conseguendo il dottorato, specializzandosi successivamente in psicologia dell'età evolutiva e in neuropsicologia.
Nel 1986 ha cominciato ad insegnare alla Facoltà di Scienze a Harvard, collaborando contemporaneamente al Progetto Zero, un gruppo di ricerca sulla formazione della conoscenza, che riconosce grande importanza alle arti.
Nel corso degli anni, Gardner, oltre ad elaborare la teoria delle intelligenze multiple, si è occupato dello sviluppo delle capacità artistiche nei bambini e dell'ideazione di strumenti per migliorare l'apprendimento e la creatività attraverso forme di insegnamento e di valutazione maggiormente personalizzati. Gardner ha ricevuto molti riconoscimenti, tra i quali alcune lauree ad honorem, tra cui quella dell'Università di Tel Aviv.
Nel 1990, per le sue ricerche, è stato insignito del prestigioso premio Grawemayer dell'Università di Louisville.


Il punto di partenza della concezione di Gardner è la convinzione che la teoria classica dell'intelligenza, basata sul presupposto che esista un fattore unitario, misurabile tramite il QI, sia errata. Dopo aver effettuato indagini sull'intelligenza dei bambini e su adulti colpiti da ictus, egli giunse alla conclusione che gli esseri umani non sono dotati di un determinato grado di intelligenza generale, che si esprime in certe forme piuttosto che in altre, quanto piuttosto che esiste un numero variabile di facoltà relativamente indipendente tra loro, Gardner arriva a identificare almeno sette differenti tipologie di intelligenza:


1. Intelligenza logico-matematica, abilità implicata nel confronto e nella valutazione di oggetti concreti o astratti, nell'individuare relazioni e principi.

2. Intelligenza linguistica, abilità che si esprime nell'uso del linguaggio e delle parole, nella padronanza dei termini linguistici e nella capacità di adattarli alla natura del compito.
3. Intelligenza spaziale, abilità nel percepire e rappresentare gli oggetti visivi, manipolandoli idealmente, anche in loro assenza.

4. Intelligenza musicale, abilità che si rivela nella composizione e nell'analisi di brani musicali, nonché nella capacità di discriminare con precisione altezza dei suoni, timbri e ritmi.

5. Intelligenza cinestetica, abilità che si rivela nel controllo e nel coordinamento dei movimenti del corpo e nella manipolazione degli oggetti per fini funzionali o espressivi.
6. Intelligenza interpersonale, abilità di interpretare le emozioni, le motivazioni e gli stati d'animo degli altri.

7. Intelligenza intrapersonale, abilità di comprendere le proprie emozioni e di incanalarle in forme socialmente accettabili.

A questi tipi di intelligenza, Gardner ha aggiunto successivamente un'ottava intelligenza, quella naturalistica, relativa al riconoscimento e la classificazione di oggetti naturali; ipotizzando inoltre la possibilità dell'esistenza di una nona intelligenza, l'intelligenza esistenziale, che riguarderebbe la capacità di riflettere sulle questioni fondamentali concernenti l'esistenza e più in generale nell'attitudine al ragionamento astratto per categorie concettuali universali. La teoria delle intelligenze multiple comporta che i diversi tipi di intelligenza siano presenti in tutti gli esseri umani e che la differenza tra le relative caratteristiche intellettive e prestazioni vada ricercata unicamente nelle rispettive combinazioni.

lunedì 2 febbraio 2009

commento spettacolo di Ulderico Pesce "il triangolo degli schiavi"


Ieri siamo andati al Leonardo per assistere allo spettacolo di Ulderico Pesce. Il tema era quello dell' IMMIGRAZIONE. Prima dell'inizio della rappresentazione ci ha mostrato come grazie alle nostre firme si è riusciti a far togliere il tubo, che immetteva scorie radioattive nel mar Ionio. Ci ha invitato poi a firmare un'altra petizione. Lo spettacolo parlava di una storia veramente accaduta in Puglia, alla quale lui stesso aveva assistito. Lui faceva la parte di un ragazzo che si era trasferito a Roma per studiare, ma a causa dei pochi soldi che la nonna gli poteva dare era stato costretto a vivere in una condizione simile a quella di molti immigrati. Aveva affittato una terrazza abusiva da un caporale che predicava tanto la giustizia ma era lui il primo a sfruttare la gente. Aveva svolto molti lavori entrando in contatto con molti stranieri. Era poi tornato in Puglia dove aveva saputo dalla nonna che erano arrivati molti immigrati che lavoravano come schiavi. In particolare ci racconta la storia di Camilla, una giovane polacca incinta di 3 mesi. Alla fine dello spettacolo ci mostrerà un'intervista a questa ragazza che testimonia la sua condizione.Ci ha raccontato anche di come è stato ucciso brutalmente da due poliziotti Piotr, un giovane polacco, ora uno dei tanti "IGNOTI" nei cimiteri.

COMMENTO: lo spettacolo è stato molto toccante e ci ha mostrato le condizioni degli immigrati, che pur conoscendo in teoria sentiamo molto lontani. Sicuramente non pensiamo che esso servirà a fare cambiare idea alle persone che continuano ad accusare gli stranieri per tutti i problemi che ci sono in Italia: disoccupazione, sicurezza ecc.. Questo si è visto nel dibattito che si è tenuto successivamente tenuto dal responsabile del centro migranti e dal giornalista di radio onda d'urto.

lunedì 26 gennaio 2009

La Curiosità è Davvero Una Motivazione Intrinseca Innata

MotivazionePuò essere estrinseca o intrinseca perché sollecitata dall’esterno o perché sentita dal soggetto-non ci sono regole, nella civiltà occidentale si ritengono migliori le motivazioni intrinseche.Se siamo motivati, intrinsecamente crediamo in ciò che facciamo e quindi non ci sentiamo alienati, cioè non portiamo avanti a qualcosa solo perché dobbiamo, inoltre i rapporti umani sono migliori perché non ci sentiamo manipolati e non subiamo il condizionamento di premi e punizioni. Ma sono motivazioni fragili per lo studio e il lavoro perché a volte la fatica è veramente tanta per realizzare le proprie motivazioni, e inoltre può capitare che coloro che seguono solo le loro motivazioni intrinseche e predano di vistagli obiettivi della collettività per realizzare il proprio tornaconto.(ES lasciar studiare ciò che vogliono gli studenti)• La curiosità è una fondamentale motivazione intrinseca ludico-cognitiva che sembra avere radici biologiche, cioè essere innata nell’uomo e in alcuni animali. Esiste un livello ottimale di stimolazione al di sotto o sopra il quale si ha noia o stress, questo livello non è costante e varia secondo il grado di vigilanza individuale.

La curiosità è davvero estrinseca e innata?Un animale potrebbe curiosare nell’ambiente non per scoprire cose nuove ma perché gli serve per sopravvivere, allora anche l’uomo cerca la conoscenza solo per il suo valore pratico? Ciò significherebbe che la motivazione sarebbe estrinseca, ma essa invece è fine a se stessa e intrinseca sia nell’uomo sia negli animali.L’esplorazione non sempre avviene per un fine particolare.ES:- i ratti ispezionano labirinti, anche se non avevano cibo in rinforzo e la curiosità può anche prevalere sui bisogni primari(ES Majorana: i ratti trovato il cibo ispezionavano il labirinto interrompendo di nutrirsi) Piaget notò i lattanti che esploravano ambiente con gli occhi interrompendo la poppata. La curiosità vince la fame e la curiosità può farci esporre a rinforzi negativi e la curiosità soddisfatta è come una ricompensa(scimmie che volevano aprire una finestra per guardare in una stanza, i ratti accendevano una luce per fuggire alla noia)Lo stimolo deve avere la capacità di incuriosire la mente.Essa ha radici biologiche perché è distribuita nel regno animale, sia nei primati sia negli uccelli ,pesci cioè in quegli animali che cambiano spesso habitat e quindi hanno bisogno di nuove conoscenze; nell’uomo la curiosità è molto evidente e dura tutta la vita, Lorenz parlò di carattere giovanile persistente negli animali, essa sembra andare di pari passo con l’utilizzo della mente per adattarsi all’ambiente.Quando non è soddisfatta, generalmente subentra la noia, ma ad esempio nei naufraghi, i reclusi…privi di nuove stimolazioni sensoriali, l’attività mentale ne risente drammaticamente. (Studi sulla deprivazione sensoriale, dove volontari venivano con peggioramento dell’umore, allucinazioni e deterioramento delle prestazioni.)Anche se è innata non è uguale in tutte le persone e muta durante la vita infatti le esperienze personali e l’ambiente possono incoraggiarla o meno, inoltre molto è dovuto alle differenze culturali. L’uomo quindi tende a esaudire questo bisogno innato e la società cerca di ridimensionare la sua curiosità: frenare la curiosità dei piccoli è in tutte le culture sia umane sia animali nell’allevamento della proleInfatti essa espone a pericoli e l’individuo tende a trascurare eventuali conseguenze negative, così la società cerca di reprimere la curiosità a scopo difensivo.Il rischio per curiosare è presente anche negli adulti. Inoltre se ognuno segue i propri interessi resta difficile cooperare per obiettivi comuni, quindi per coordinarsi con gli altri l’uomo deve sacrificare parte della sua voglia di esplorazione. La curiosità minaccia anche l’integrazione sociale, infatti chi è troppo curioso rischia di isolarsi, o viola le regole sociali, è difficilmente controllabile perché non sensibile ai rinforzi.