venerdì 29 gennaio 2010

Relazione cassetta di psicologia sociale (Milgram)

L'esperimento:



I partecipanti alla ricerca furono reclutati tramite un annuncio su un giornale locale o tramite inviti spediti per posta a indirizzi ricavati dalla guida telefonica. Il campione risultò composto da persone fra i 20 e i 50 anni, maschi, di varia estrazione sociale. Fu loro comunicato che avrebbero collaborato, dietro ricompensa, a un esperimento sulla memoria e sugli effetti dell'apprendimento.

Nella fase iniziale della prova, lo sperimentatore, assieme a un complice, assegnava con un sorteggio truccato i ruoli di "allievo" e di "insegnante": il soggetto ignaro era sempre sorteggiato come insegnante e il complice come allievo. I due soggetti venivano poi condotti nelle stanze predisposte per l'esperimento. L'insegnante (soggetto ignaro) era posto di fronte al quadro di controllo di un generatore di corrente elettrica, composto da 30 interruttori a leva posti in fila orizzontale, sotto ognuno dei quali era scritto il voltaggio, dai 15 V del primo ai 450 V dell'ultimo. Sotto ogni gruppo di 4 interruttori apparivano le seguenti scritte: (1-4) scossa leggera, (5-8) scossa media, (9-12) scossa forte, (13-16) scossa molto forte, (17-20) scossa intensa, (21-24) scossa molto intensa, (25-28) attenzione: scossa molto pericolosa, (29-30) XXX.

All'insegnante era fatta percepire la scossa relativa alla terza leva (45 V) in modo che si rendesse personalmente conto che non vi erano finzioni e gli venivano precisati i suoi compiti come segue:

1. Leggere all'allievo coppie di parole, per esempio: "scatola azzurra", "giornata serena";
2. ripetere la seconda parola di ogni coppia accompagnata da quattro associazioni alternative, per esempio: "azzurra – auto, acqua, scatola, lampada";
3. decidere se la risposta fornita dall'allievo era corretta;
4. in caso fosse sbagliata, infliggere una punizione, aumentando l'intensità della scossa a ogni errore dell'allievo.

Quest’ultimo veniva legato ad una specie di sedia elettrica e gli era applicato un elettrodo al polso, collegato al generatore di corrente posto nella stanza accanto. Doveva rispondere alle domande, e fingere una reazione con implorazioni e grida al progredire dell'intensità delle scosse (che in realtà non percepiva), fino a che, raggiunti i 330 V, non emetteva più alcun lamento, simulando di essere svenuto per le scosse precedenti.

Lo sperimentatore aveva il compito, durante la prova, di esortare in modo pressante l'insegnante: "l'esperimento richiede che lei continui", "è assolutamente indispensabile che lei continui", "non ha altra scelta, deve proseguire". Il grado di obbedienza fu misurato in base al numero dell'ultimo interruttore premuto da ogni soggetto prima di interrompere la prova. Al termine dell'esperimento i soggetti furono informati che la vittima non aveva subito alcun tipo di scossa, che il loro comportamento era stato del tutto normale, che anche tutti gli altri partecipanti avevano reagito in modo simile.

Relazione cassetta di psicologia sociale (Asch)

Asch - esperimento sulla conformità di giudizio


L'assunto di base del suo esperimento consisteva nel fatto che l'essere membro di un gruppo è una condizione sufficiente a modificare le azioni e, in una certa misura, anche i giudizi e le percezioni di una persona.
Il suo esperimento tratta la possibilità di influire sulle percezioni e sulle valutazioni senza ricorrere a false informazioni sulla realtà o ricorrendo a distorsioni palesi.
Nel 1956 organizza un esperimento in cui chiama 8 persone, di cui 7 complici, disegna 3 linee in ordine decrescente nominando A la prima B la seconda e C la terza, su di una lavagna, poi su un'altra lavagna disegna un'altra linea somigliante la A e poi chiede alle persone di indicare la linea piu lunga, i complici rispondono sempre B e lui registra che nel 90% dei casi anche l'ottavo rispondeva come le altre persone; pur sapendo che quella giusta era la A, il soggetto sperimentale decide, consapevolmente e sulla base di un dato oggettivo, di assumere la posizione della maggioranza (solo una piccola percentuale si sottrae, dichiarando ciò che vede e no ciò che sente di "dover" dire). Per Asch gli altri e la loro opinione sono punti di riferimento indispensabili, non fonti irrazionali di stimolo, ma organi costituenti il campo cognitivo, il processo che ci porta alla conoscenza è dunque delineato da un campo reciprocamente condiviso.

Relazione cassetta di psicologia sociale (Lewin)

Lewin - studi sulla leadership nei piccoli gruppi

K.LEWIN: LEADERSHIP DEMOCRATICA, AUTORITARIA, PERMISSIVA

LEADERSHIP DEMOCRATICA: ORGANIZZAZIONE, LIBERTA’, INTERAZIONE CREATIVA
LEADERSHIP AUTORITARIA: ORGANIZZAZIONE, CONTROLLO, SCARSA CREATIVITÀ
LEADERSHIP PERMISSIVA: ASSENZA DI ORGANIZZAZIONE, DI CONTROLLO/GUIDA, DI CREATIVITÀ



LEADERSHIP AUTORITARIA
METODO DI DECISIONE: predeterminazione, programmazione rigida, scadenza/tappe, divisione del lavoro
TIPOLOGIA DI LAVORO: rudimentale, succinto
DINAMICA DI GRUPPO: tensioni, aggressività tra i membri, competitività interna, scarsa partecipazione e coinvolgimento, dipendenza dal capo
SODDISFAZIONE/CLIMA: frustrazione, scarsi sentimenti di identificazione e di appartenenza, reattività e controdipendenza



LEADERSHIP DEMOCRATICA

METODO DI DECISIONE: discussione, decisione negoziale e condivisa, libertà di espressione e di critica, capo che fornisce metodo e supporto
TIPOLOGIA DI LAVORO: preciso, logico,ordinato (partenza lenta ma poi maggior rendimento e creatività)
DINAMICA DI GRUPPO: cooperazione, integrazione, partecipazione, interdipendenza e sinergia, aggressività utilizzata positivamente
SODDISFAZIONE/CLIMA: buone relazioni interpersonali, elevata soddisfazione per il lavoro



LEADERSHIP PERMISSIVA
METODO DI DECISIONE: indeterminazione, assenza di guida, individualismo, nessun coordinamento
TIPOLOGIA DI LAVORO: confuso, assenza di collegamenti, isolati spunti ed iniziative individuali
DINAMICA DI GRUPPO: formazione di sottogruppi, incomprensioni, apatia, disinteresse
SODDISFAZIONE/CLIMA: bassa soddisfazione per i risultati, possibilità di trovare spazi di relazione e lavoro individuali

venerdì 22 gennaio 2010

Nascita dell'antropologia della performance - Turner


La fase liminale del rito è certamente stata l'oggetto più dibattuto nell'ambito della lunga elaborazione teorica turneriana: essa, infatti, da vita a due modalità di interrelazione che formano in un caso una struttura o agli antipodi un'anti-struttura, ovvero una communitas.

Una communitas è un insieme di individui che condividono un determinato status sociale e scelgono di affidarsi alla saggezza e alla conoscenza degli anziani nel risolvere i conflitti mentre una struttura vede all'apice della società fortemente gerarchizzata individui che detengono il potere politico-economico indipendentemente dalla “fonte” che attribuisce loro valore e prestigio.

La liminalità è la fase in cui si cristalizza lo “status” dell'iniziato che può essere promosso (l'inconorazione d un monarca o l'accesso di un giovane al mondo degli adulti).

Nella sua ultima opera, “From Ritual to Theatre. The Human Seriousness of Play” del 1982, le riflessioni si concentrano sul potenziale intrinseco del rituale esteso a tutte le performance culturali, che possono operare creativamente su alcuni o su tutti i livelli della società. In quanto condensazione dei valori simbolici più profondi e intriseci ha una doppia funzione paradigmatica, nel senso che può generare o anticipare il cambiamento oppure può servire da modello di riferimento nel pensiero comune di coloro che vi partecipano.

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Victor Turner - Gli studi sul rito

(l'indagine rappresenta dei giovani ndembu, che stanno per compiere un rito di passaggio)
https://pantherfile.uwm.edu/wash/www/ndembu.jpg

"Non riesco più a vedere così netta la distinzione tra teatro e arti visuali. Le distinzioni sono una malattia della civilizzazione"


Turner condusse ricerche sul campo presso le popolazioni ndembu dello Zambia, dell'Africa centrale, concentrandosi in particolar modo sull'assetto societario ed esaminando inizialmente l'aspetto demografico e l'economia, per poi passare alle pratiche religiose. Fu questo il periodo che lo vide interessato al rituale ed al rito di passaggio.


Grazie all'esperienza diretta sul campo, Turner diventa abile nel rintracciare i contesti per cogliere l'ambito operativo del rituale e dei suoi simboli.
Secondo Turner infatti, il rito affonda le sue radici nel “dramma sociale” che consente di ottenere non solo dati statistici e censuali ma soprattutto di rilevare quelle strutture dell'esperienza nei processi concreti della vita sociale che permettono a chi osserva di adottare una prospettiva basata non più sulla descrizione etnografica statica degli eventi bensì capace di considerare le singole individualità che operano materialmente e simbolicamente all'interno di un contesto, i cui valori e punti di riferimento sono in continua mutazione.
Turner individua nel divinatore il personaggio chiave per la soluzione dei conflitti sociali, colui che è in grado di scoprire la cause e di suggerire dei rimedi attraverso i rituali.
Ogni rituale potrà essere suddiviso in tre diversi stadi -separazione, margine, aggregazione- la cui forma e durata variano in relazione alla cosa celebrata.
1. Durante la fase di separazione, si delimitano le dimensioni spazio-temporali del rituale stesso e si concretizza in modo manifesto l'attitudine comportamentale necessaria allo svolgimento del rito: tutto questo è fondamentale affinché possano essere riconosciuti i protagonisti attivi e passivi dell'evento.
2. È inoltre funzionale alla seconda fase, quella della transizione, da questo momento in poi i soggetti rituali vivono una condizione di ambiguità per cui non sono più ciò che erano ma neanche ciò che saranno. Questa concezione della marginalità è talmente importante da costituire un rituale a sé, in cui vengono ridefiniti i caratteri identitari degli iniziati.

3. Il terzo momento (aggregazione) condensa le due fasi precedenti stabilendo, attraverso un insieme di segni e comportamenti, l'avvenuta trasformazione e reintegrando i protagonisti all'interno della società.

Per Van Gennep, non tutti i rituali presentano un equilibrio tra questi tre momenti; i rituali di fidanzamento, ad esempio, privilegiano la seconda fase mentre quelli di matrimonio danno particolare valore al momento aggregativo.


Il cambiamento di status si manifesta attraverso un nuovo nome, piuttosto che un nuovo modo di vestire o addirittura attraverso segni corporali che identificano immediatamente la nuova condizione di appartenenza. Quest'analisi metodologica di individuazione del rito fu fondamentale e propedeutica allo sviluppo dell'antropologia della performance in quanto conteneva in germe i principi che Victor Turner avrebbe in seguito estrapolato e approfondito.