venerdì 22 gennaio 2010

Victor Turner - Gli studi sul rito

(l'indagine rappresenta dei giovani ndembu, che stanno per compiere un rito di passaggio)
https://pantherfile.uwm.edu/wash/www/ndembu.jpg

"Non riesco più a vedere così netta la distinzione tra teatro e arti visuali. Le distinzioni sono una malattia della civilizzazione"


Turner condusse ricerche sul campo presso le popolazioni ndembu dello Zambia, dell'Africa centrale, concentrandosi in particolar modo sull'assetto societario ed esaminando inizialmente l'aspetto demografico e l'economia, per poi passare alle pratiche religiose. Fu questo il periodo che lo vide interessato al rituale ed al rito di passaggio.


Grazie all'esperienza diretta sul campo, Turner diventa abile nel rintracciare i contesti per cogliere l'ambito operativo del rituale e dei suoi simboli.
Secondo Turner infatti, il rito affonda le sue radici nel “dramma sociale” che consente di ottenere non solo dati statistici e censuali ma soprattutto di rilevare quelle strutture dell'esperienza nei processi concreti della vita sociale che permettono a chi osserva di adottare una prospettiva basata non più sulla descrizione etnografica statica degli eventi bensì capace di considerare le singole individualità che operano materialmente e simbolicamente all'interno di un contesto, i cui valori e punti di riferimento sono in continua mutazione.
Turner individua nel divinatore il personaggio chiave per la soluzione dei conflitti sociali, colui che è in grado di scoprire la cause e di suggerire dei rimedi attraverso i rituali.
Ogni rituale potrà essere suddiviso in tre diversi stadi -separazione, margine, aggregazione- la cui forma e durata variano in relazione alla cosa celebrata.
1. Durante la fase di separazione, si delimitano le dimensioni spazio-temporali del rituale stesso e si concretizza in modo manifesto l'attitudine comportamentale necessaria allo svolgimento del rito: tutto questo è fondamentale affinché possano essere riconosciuti i protagonisti attivi e passivi dell'evento.
2. È inoltre funzionale alla seconda fase, quella della transizione, da questo momento in poi i soggetti rituali vivono una condizione di ambiguità per cui non sono più ciò che erano ma neanche ciò che saranno. Questa concezione della marginalità è talmente importante da costituire un rituale a sé, in cui vengono ridefiniti i caratteri identitari degli iniziati.

3. Il terzo momento (aggregazione) condensa le due fasi precedenti stabilendo, attraverso un insieme di segni e comportamenti, l'avvenuta trasformazione e reintegrando i protagonisti all'interno della società.

Per Van Gennep, non tutti i rituali presentano un equilibrio tra questi tre momenti; i rituali di fidanzamento, ad esempio, privilegiano la seconda fase mentre quelli di matrimonio danno particolare valore al momento aggregativo.


Il cambiamento di status si manifesta attraverso un nuovo nome, piuttosto che un nuovo modo di vestire o addirittura attraverso segni corporali che identificano immediatamente la nuova condizione di appartenenza. Quest'analisi metodologica di individuazione del rito fu fondamentale e propedeutica allo sviluppo dell'antropologia della performance in quanto conteneva in germe i principi che Victor Turner avrebbe in seguito estrapolato e approfondito.

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